venerdì 27 giugno 2008

Di Pietro: l'unico antitodo alle leggi-porcate!



Le intercettazioni sono strumento vitale per condurre la lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo, al contrabbando, alla droga, alla corruzione del sistema economico e per smascherare i manovratori che spesso si nascondono a livello politico. Il governo di centrodestra e coloro che mantengono posizioni ambigue in Parlamento su questa proposta di "legge bavaglio" non hanno alcun rispetto dei cittadini se affermano che la limitazione delle intercettazioni è a tutela della privacy (leggi le dichiarazioni del Ministro della Giustizia Alfano) dell’individuo quando negli ultimi anni le intercettazioni si sono rivelate l’unica tutela dei cittadini dalla disonestà di molti politici. Il Pd tentenna ed anche in questa battaglia spetta all’Italia dei Valori il ruolo di schierarsi come unica vera opposizione.

Loro nascondono qualcosa, noi no! Intercettatemi!

Come dice il grande procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti :

"La convulsa attività legislativa dell’attuale maggioranza ha una caratteristica particolare: ogni provvedimento emesso è preceduto e giustificato da bugie.

Non è vero che esista un problema sicurezza pubblica: il numero dei reati commessi è in costante flessione. E tuttavia il problema sicurezza pubblica è percepito dai cittadini come un problema grave perché tutti i giorni, a pranzo, cena e colazione, televisioni di Stato e private (le 6 reti controllate dal Presidente del Consiglio) e giornali di partito spiegano che c’è un grave problema di sicurezza pubblica e avvalorano questa “denuncia” con minuziosi racconti di scippi, furticiattoli e qualche reato grave, morbosamente esibito.

Se adottassero la stessa tignosa diligenza per raccontare le migliaia di corruzioni che vengono scoperte ogni giorno in Italia, le decine di migliaia di frodi fiscali che impoveriscono l’Italia di centinaia di milioni di euro, le decine di morti sul lavoro che insanguinano ogni giorno fabbriche e cantieri, i milioni di abusi edilizi che deturpano il Paese, gli inquinamenti, le frodi nei finanziamenti UE, insomma tutti quelli che per la classe dirigente italiana non sono reati degni di attenzione; ebbene, è certo che i cittadini italiani avrebbero del loro Paese una percezione diversa, assai più preoccupante del preteso problema sicurezza e certamente assai più realistica.

Non è vero che sono gli extracomunitari o i rumeni che commettono il maggior numero dei reati: in realtà questa categoria di persone commette il maggior numero di piccoli reati, furti nei supermercati, nei cantieri, sugli autobus; le rapine, il traffico di droga, gli omicidi sono commessi in percentuale maggiore da italiani; e naturalmente i reati di cui non si deve parlare, quelli che è bene che non preoccupino l’opinione pubblica, quelli citati sopra, la corruzione, la frode fiscale, il falso in bilancio, gli infortuni sul lavoro, i reati ambientali ed edilizi, gli inquinamenti, quelli sono commessi soltanto da italiani.

Non è vero che, per quanto riguarda gli extracomunitari e i rumeni che delinquono, la soluzione giusta consiste nell’espulsione: la soluzione giusta, come ognuno può capire, consiste nel metterli in prigione, proprio come si deve fare con chiunque commetta reati.

Naturalmente per fare questo occorre un sistema giudiziario che funzioni; quindi bisognerebbe cambiare in fretta e furia il 90 % della legislazione penale e processuale italiana.

Quella penale, eliminando una sterminata quantità di reati inutili (mi vengono in mente l’omesso versamento di ritenute INPS, l’omesso versamento delle ritenute d’acconto, l’ingiuria, la minaccia lieve, la sosta con biglietti prepagati (i vouchers) falsificati, l’omessa esposizione negli esercizi di ristorazione della tabella dei giochi leciti; non continuo perché dovrei riempire un paio di fogli).

E quella processuale, eliminando un centinaio di adempimenti formali del tutto irrilevanti, rendendo obbligatoria l’elezione di domicilio presso il difensore, riformando completamente il regime delle notifiche (obbligatori fax o e-mail per gli avvocati), abolendo l’appello, abolendo il giudizio collegiale di primo grado (un solo giudice è più che sufficiente).

E poi, naturalmente, bisognerebbe abolire tutti i tribunali inutili, quelli formati da meno di 20 giudici, rivedendo tutte le circoscrizioni giudiziarie, dividendo i tribunali delle grandi città in 2 o 3 o 4 tribunali (perché tribunali enormi funzionano malissimo).

E poi bisognerebbe ridurre nella misura da 10 a 1 tutti gli istituti premiali che fanno si che una pena di 10 anni significhi, nei fatti, poco più di 4 anni di prigione vera e propria.

E, per finire, bisognerebbe costruire molte carceri nuove e assumere un sacco di cancellieri, segretari e personale amministrativo in genere; e naturalmente ammodernare e far funzionare una struttura informatica disorganizzata e sottoutilizzate.

E’ ovvio che, piuttosto che mettersi a fare tutto questo, è più comodo far finta di aver trovato la soluzione miracolosa: li espelliamo tutti.

Un po’ come i tanti miracolosi rimedi contro il cancro che avevano il vantaggio di far a meno di lunghe costose e faticose ricerche mediche e farmacologiche.

Non è vero che gli extracomunitari espulsi, quando vengono riacchiappati, vengono poi assolti da giudici comunisti e sabotatori: è vero che nessuno Stato che ha frontiere con l’Italia accetta di ricevere stranieri privi di documenti; e, se gli extracomunitari espulsi non collaborano e nascondono i documenti e dicono di non averli e non si riesce a provare che invece ce li hanno, c’è poco da fare, il non aver obbedito all’ordine di espulsione non è reato per via dell’articolo 40 del codice penale: nessuno può essere punito per un fatto costituente reato se non è conseguenza della sua azione; e qui il non aver obbedito all’ordine di espulsione è conseguenza della condotta dei doganieri spagnoli, francesi, svizzeri etc..

Per quanto può dire il giudice italiano, l’extracomunitario espulso “ci ha provato” ma non è riuscito ad andarsene.

Non è vero che il reato di clandestinità costituisce una soluzione idonea a ridurre il numero, stimato troppo elevato, di immigrati nel nostro Paese; prima di tutto un vero reato di clandestinità, che consiste nel trovarsi illecitamente in territorio italiano, cioè senza documenti e/o senza permesso di soggiorno, significherebbe dover celebrare centinaia di migliaia di processi, tanti quanti sono gli immigrati clandestini nel nostro Paese; il che è assolutamente impossibile, visto che non si riesce nemmeno a fare i processi che ci sono ora che terminano per l’85 % con la prescrizione.

E poi, per come è scritto (ma è ancora un progetto), questo reato di clandestinità consiste in realtà in un ingresso illecito nel nostro Paese: che viene commesso da chi vi mette piede per la prima volta in violazione delle leggi sull’immigrazione e viene acchiappato proprio mentre lo sta commettendo; per intenderci sul bagnasciuga della spiaggia di Lampedusa o mentre sta scavalcando la rete al confine tra l’Italia e la Croazia. Perché, se viene acchiappato 10 minuti dopo, mentre passeggia sulla spiaggia di Lampedusa o su un viottolo del Veneto, gli basterà dire che lui è in effetti clandestino e che però è entrato in Italia circa un mese fa (fra un anno dirà che è entrato circa un anno e un mese fa); e sarà assolto perché la legge, un mese fa (o un anno e un mese fa), ancora non c’era e nessuno può essere punito per un fatto che, nel momento in cui viene commesso, non è previsto dalla legge come reato: lo dice l’articolo 2 del codice penale.

Certo, i poliziotti, i giudici e molte altre persone di buon senso potranno immaginare che questa dichiarazione (sono entrato clandestinamente un mese fa) non è vera; ma tra immaginare e provare, nel processo penale di uno Stato di diritto (quello che l’attuale maggioranza sta distruggendo) c’è un’enorme distanza: immaginare, supporre, sospettare non basta per condannare.

Non è vero che occorre limitare le intercettazioni perché se ne è abusato, come sarebbe dimostrato dal fatto che – così dicono gli affannati esponenti della maggioranza che qualche giustificazione al loro operato debbono pur trovarla – il numero degli intercettati è elevatissimo: in realtà le intercettazioni sono disposte in una ridottissima percentuale dei processi penali (a Torino 300 processi su 200.000); quindi sono pochissime.

E’ però vero che, tra gli intercettati, vi è un numero ridotto ma importante di appartenenti alla classe dirigente.

Così, quando qualche politico racconta che vi è un numero troppo elevato di cittadini intercettati, in realtà sta dicendo che vi è un numero troppo elevato di politici e amici dei politici e amici degli amici che sono intercettati; e, certo, dal suo punto di vista, questa cosa è abbastanza grave: perché gli affari dei politici e degli amici dei politici e degli amici degli amici in genere sono un po’ sporchi.

Non è vero che le intercettazioni costano troppo; la spesa denunciata dal Governo per giustificare il disegno di legge che riduce le intercettazioni, circa 300 milioni, è una piccolissima parte del bilancio della giustizia che è pari a 7 miliardi; e comunque è comprensiva delle somme pagate per i periti e i consulenti del PM, per le spese di missione della polizia giudiziaria, per le trascrizioni degli interrogatori e via dicendo.

E poi sarebbe semplice diminuire ulteriormente questo costo addossandolo ai gestori telefonici che agiscono in regime di concessione (è lo Stato che gli “concede” di fare il loro business): lo Stato potrebbe pretendere che le intercettazioni venissero fatte gratis. O almeno, potrebbe pretendere che venissero fatte al costo, senza guadagnarci (enormemente, come avviene oggi).

Infine le intercettazioni fanno scoprire un sacco di reati economici e fanno recuperare un sacco di soldi; succede così che quasi sempre le intercettazioni “si pagano da sole”.

Non è vero che le intercettazioni vengano pubblicate abusivamente e che quindi bisogna intervenire per bloccare questo malcostume: esse compaiono sui giornali quando è caduto il segreto investigativo, cioè quando l’imputato e i suoi difensori le conoscono, ad esempio perché sono riportate in un provvedimento del giudice che li riguarda (ordinanza di misura cautelare, di sequestro, di perquisizione etc.).

Quindi, quando vengono pubblicate, sono pubbliche: non c’è nessun abuso.

Non è vero che le intercettazioni e le altre notizie che riguardano il processo vengono passate ai giornalisti dai giudici.

Per prima cosa non è mai stato provato. E poi basta chiedere ai giornalisti; che spiegheranno a chi vuole starli a sentire che le informazioni che essi pubblicano lecitamente le ricevono dai difensori degli imputati, subito dopo che loro stessi le hanno conosciute.

Certe volte le ricevono dagli stessi imputati che poi sfruttano la pubblicazione per mettersi a strillare che la loro privacy è stata violata e che il giudice (in realtà il PM) ce l’ha con loro, che deve essere trasferito, che il processo deve essere celebrato da un’altra parte e insomma tutto il manuale del perfetto impunito.

Quanto alle informazioni illecitamente conosciute, non si capisce perché tra cancellieri, polizia giudiziaria, traduttori, trascrittori, interpreti, avvocati di parti offese e parti offese interessate a sputtanare gli imputati, si debba pensare che l’autore delle fughe di notizie sia il giudice, che del resto è proprio quello che da queste fughe di notizie riceve un danno: sia per se stesso, ché è lui ad essere immediatamente additato come la fonte; sia per il processo.

Non è vero che i giudici parlano dei loro processi in televisione o sui giornali: i giudici parlano (quando lo fanno, quando possono, quando qualcuno glielo chiede) delle difficoltà del processo italiano, dello stato disperato del sistema giudiziario italiano, delle pressioni o minacce o avvertimenti che ricevono, di leggi sbagliate o funzionali ad assicurare l’impunità a questo o quel potente, a questa o quella casta.

Gli stessi giudici Forleo e De Magistris hanno parlato del loro isolamento, delle pressioni e minacce ricevute, delle difficoltà della loro situazione: mai dei loro processi, delle prove raccolte, delle dichiarazioni rese da imputati o testimoni.

Non è vero che le notizie che non hanno rilevanza penale non debbono essere rese note all’opinione pubblica: se queste notizie riguardano uomini pubblici, gente che si è assunta la responsabilità di governare o gestire il Paese, l’opinione pubblica ha diritto di sapere tutto di loro, anche se si tratta di cose non costituenti reato.

Se un onorevole che firma una legge contro la liberalizzazione della droga è, nella vita privata, un cocainomane; se un ministro favorisce suoi conoscenti o compagni di partito con incarichi ben remunerati; se un giudice frequenta persone poco raccomandabili, è necessario (non giusto, necessario) che i cittadini lo sappiano.


Allora, alla fine, la domanda è: perché questa gente mente?

E la risposta è ovvia: perché si tratta di leggi sbagliate, demagogiche, dirette a guadagnare popolarità e consenso e a procurarsi l’impunità."

Articolo tratto dal blog http://toghe.blogspot.com/






giovedì 26 giugno 2008

Non ci resta che scendere in piazza



Riporto una valida proposta dell' On Furio Colombo, Sen. Francesco Pardi e Paolo Flores d’Arcais, per cercare di reagire alle leggi-porcate che questo Governo, con l'ausilio di gran parte dell'opposizione, eccetto Di Pietro e pochi altri, sta portando avanti.

"Care concittadine e cari concittadini,
il governo Berlusconi sta facendo approvare una raffica di leggi-canaglia con cui distruggere il giornalismo, il diritto di cronaca e l’architrave della convivenza civile, la legge uguale per tutti.

Questo attacco senza precedenti ai principi della Costituzione impone a ogni democratico il dovere di scendere in piazza subito, prima che il vulnus alle istituzioni repubblicane diventi irreversibile.

Poiché il maggior partito di opposizione ancora non ha ottemperato al mandato degli elettori, tocca a noi cittadini auto-organizzarci. Contro le leggi-canaglia, in difesa del libero giornalismo e della legge eguale per tutti, ci diamo appuntamento a Roma l’8 luglio in piazza del Pantheon alle ore 18, per testimoniare con la nostra opposizione – morale, prima ancora che politica – la nostra fedeltà alla Costituzione repubblicana nata dai valori della Resistenza antifascista.

Vi chiediamo l’impegno a “farvi leader”, a mobilitare fin da oggi, con mail, telefonate, blog, tutti i democratici. La televisione di regime, ormai unificata e asservita, opererà la censura del silenzio.

I mass-media di questa manifestazione siete solo voi. "

www.micromega.net


Per chi volesse approfondire l'argomento segnalo i seguenti imperdibili articoli:

- dell'eccellente giurista Franco Cordero;

- del grandissimo cronista giudiziario Marco Travaglio;

- di Chiazzese del blog "Uguale per tutti".

Sono articoli veramente da non perdere per tutti coloro che vogliono cercare di capire come effettivamente stanno le cose. Ricordatevi sempre di verificare le notizie che leggete o che sentite per televisione. La conoscenza e la verità costano fatica ma sono il presupposto della libertà!

Ognuno di noi ha il dovere di informarsi e di verificare la veridicità delle notizie con tutti gli strumenti che ha a disposizione... e grazie a Dio c'è internet...fonte inesauribile di informazione e di conoscenza. L'alternativa è continuare a farsi prendere in giro da tutti, in primis dai politici, soprattutto quelli che controllano i media.

Scriveva Pier Paolo Pasolini:

"gli italiani hanno, nei confronti della televisione, un atteggiamento di totale sudditanza psicologica".

E' sufficiente, infatti, far passare una qualsiasi informazione, sia essa vera o falsa, attraverso lo schermo per trasformarla in dogma agli occhi delle masse, per far bere l'imbevibile a tutto il popolo italiano!

Facciamo sì che Gramsci si sbagliasse quando diceva che “L’indifferenza opera potentemente nella storia".

Quindi, svegliamoci ed alziamo la testa !!!

Come dice il coraggioso Piero RICCA bisogna "tenere in vita e rivendicare senza paura due idee in via di estinzione: 1 la politica va fatta esclusivamente per l’interesse generale; 2 la Costituzione non è materia disponibile nelle mani della maggioranza politica del momento."

E quindi cosa possiamo fare noi cittadini? "La risposta è quella di sempre: rendere visibile il dissenso informato. Non è molto, ma è meglio di niente. Occorre una grande forza per non rassegnarsi, per rifiutare di delegare sempre ad altri. Ci vogliono silenti, assuefatti, passivi. Ci vorrebbero far vergognare di avere ancora degli ideali. In questi momenti viene fuori chi non ha il carattere del suddito."

martedì 24 giugno 2008

Le onde elettromagnetiche devono preoccuparci oppure no?



Sono ormai anni che si parla delle possibili interazioni delle onde elettromagnetiche sulle nostre cellule. Eppure l'uso dei telefoni cellulari, del WI_FI e di altri dispositivi simili è in costante crescita. Così come sono in costante crescita gli studi effettuati sulla pericolosità di tali onde, che secondo HENRY LAI dell'Università di Washington-Seattle, sono almeno due o tre mila.

Cerchiamo, allora, di fare un pò di chiarezza in merito.

Iniziamo subito con uno studio del dott. DIRK ADANG presentato il 23 Giugno 2008 presso la "Catholic University of Louvain" (Belgio). Lo studio ha riguardato 124 ratti (teniamo presente che i ratti hanno un materiale genetico per il 90% uguale a quello dell'uomo) sottoposti ad onde elettromagnetiche emesse da cellulari GSM, WI-FI, antenne telefoniche ecc. I risultati di tale studio sono stati preoccupanti: il tasso di mortalità (60%) dei 3 gruppi di ratti esposti alle radiazioni è risultato essere pari al doppio di quello (29%) del "reference group", cioè dei ratti non esposti ad alcun tipo di onda elettromagnetica.

Passiamo ad una notizia tratta dal New Scientis e dal BMC Genomics - 2008.

Alcuni scienziati hanno esposto 10 donne volontarie a radiazioni a 900 megahertz emesse da telefoni GSM per simulare una telefonata di un’ora.

Successivamente hanno monitorizzato 580 differenti proteine nelle cellule della loro pelle e hanno trovato che i "numeri" di 2 proteine erano alterati in tutte le volontarie: in particolare una proteina era aumentata dell’89%, mentre l’altra era diminuita del 32%.

Tale studio mostra in modo inequivocabile che le onde elettromagnetiche provocano dei cambiamenti all’interno delle cellule esposte a tali onde.

Ovviamente, ad oggi , nessuno sa ancora con certezza quali effetti sulla salute provochino questi cambiamenti nelle proteine, cioè qual sia il significato fisiologico di questi cambiamenti.

Andiamo avanti. Dal New York Times del 3 Giugno 2008 apprendiamo che 3 illustri neurologi americani, hanno comunicano ad un giornalista della CNN che essi ogniqualvolta effettuano una telefonata mediante cellulare, si guardano bene dal tenerlo appoggiato all’orecchio, privilegiando invece l'uso del viva-voce! Il dr. Keith Black, dr. Vini Khurana e il dr. Sanjay Gupta hanno affermato, senza alcuna remora, che tenere il cellulare all’orecchio è un’ azione pericolosa.

Ancora più drastico è il dr. Mercola, secondo il quale ci troviamo "sull’orlo di una epidemia di tumori al cervello".Egli stima circa 1.000.000 di casi entro il 2015 nei soli Stati Uniti.

Senza dimenticare poi gli altri rischi correlati sempre ad un abuso di onde elettromagnetiche: mal di testa, vertigini,morbo di Alzheimer ecc.

Di tale problematica ne ha parlato anche la trasmissione Reportqualche settimana fa. Per fortuna anche in Italia esiste ancora qualche trasmissione seria che tenta di informare in modo corretto e completo i cittadini. Solo per citare qualcosa in merito alla suddetta trasmissione televisiva, riporto quanto dichiarato da Sir William Stewart, Presidente dell'Agenzia per la Tutela della Salute inglese, Capo dei Consulenti Scientifici di Margaret Tatcher, e poi chiamato dal governo di Tony Blair nel 2000 per esaminare l'impatto sulla salute dei telefoni cellulari e delle antenne. Dopo averne studiato gli effetti per un anno, Stewart non ha potuto escludere la possibilità che le onde elettromagnetiche causino danni alla salute.

Egli dichiara: "Prima di tutto ci potrebbero essere dei disturbi delle funzioni cognitive. Poi ci sono indizi che le radiazioni potrebbero provocare tumori. Terzo, sono state riscontate mutazioni della struttura molecolare della cellula."

Sulla stessa lunghezza d'onda è il dott. GERD OBERFELD di Salisburgo, scienziato governativo presso il Ministero della Sanità che chiede la rimozione del wi-fi dalle scuole austriache. Anche lui ha rilevato effetti nocivi dovuti alle onde elettromagnetiche.

E dichiara: "Se si osservano i dati è possibile avere una visione molto chiara. è come un puzzle e ogni pezzo si adatta perfettamente: dalle interruzioni nella catena del DNA, ai danni al DNA, fino agli studi sugli animali e alle prove epidemiologiche che mostrano per esempio un aumento dei sintomi e un aumento dell'incidenza del cancro."

Ritornando in Italia, abbiamo le dichiarazioni del dott. Marinelli dell’Istituto IGM-CNR (Ist. Di Genetica Molecolare del CNR di Bologna) rilasciate al sito Contributodeisammarinesi.

Nello specifico il dott. Marinelli sostiene che “l’esposizione a campi elettromagnetici di 900 Mhz produce uno sbilanciamento nell’espressione dei geni che controllano la proliferazione delle cellule linfoblastoidi CCRF-CEM” e che “diversi studi hanno dimostrato la maggior suscettibilità dei bambini alle radiazioni (Prof.Hyland) e maggior penetrazione nel cranio dell’energia elettromagnetica del cellulare (Prof. Gandhi)".

Una cosa saggia da fare, a suo dire, sarebbe quindi quella di usare il principio di precauzione nell’esporsi, cioè cercare di sottrarsi alle esposizioni il più possibile. Il cellulare è un prezioso strumento in situazioni di pericolo, e tale deve rimanere; non bisogna assolutamente farlo diventare la normalità, non ha alcun senso utilizzarlo per la normale comunicazione. Il progresso tecnologico non deve trasformarsi in danno per la salute per interessi puramente economici.

“L’emissione elettromagnetica richiede alle cellule un continuo uso di energia per riparare continuamente i danni al funzionamento cellulare, finchè nel lungo periodo le cellule stressate non riescono più a riparare e si ammalano”.

Del resto, i primi dati allarmanti sui campi elettromagnetici, come spiega il dott. Soffritti della Fondazione per la Ricerca sul Cencro “Bernardino Ramazzini”, “si sono avuti già nel 1979 quando 2 ricercatori americani, Wertheimer e Leeper, pubblicarono i risultati di un’indagine epidemiologica che indicava un maggior rischio cancerogeno, e in particolare per leucemia, in bambini residenti in prossimità di installazioni elettriche”.

Da allora una serie di studi epidemiologici si sono susseguiti in tanti altri paesi confermando tutti, o quasi, che l’esposizione a questi campi può determinare un aumento di rischio di leucemia nei bambini e una correlazione con tumori cerebrali e alla mammella.

Come ad esempio uno studio effettuato da ricercatori dell’ospedale di Kharkov, in Ucraina, dal titolo “Effects of high-frequency electromagnetic fields on human EEG: a brain mapping study” secondo il quale le onde ad alta frequenza possono avere effetti sul cervello umano inducendo anomale onde lente nell’elettroencefalogramma. Altro campanello d’allarme arriva da uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Bari dal titolo “Effects on function ho human lymphocytes exposed to electromagnetic fields with a frequency from 1500 to 2000 MHg”. In tal caso i ricercatori hanno irradiato linfociti umani per la durata di variabile di 5 e 10 minuti con frequenze da 1500 a 2000 MHz trovando che alla frequenza di 1800 si assiste ad una significativa riduzione dell’azione antibatterica delle cellule T. Ciò significa che l'esercito a difesa del nostro organismo, cioè i nostri globuli bianchi ci difendono meno, in quanto funzionano meno a causa dell'esposizione a microonde.

L'elenco degli studi effettuati è lungo. Potrei continuare ancora ma non voglio tediarvi ulteriormente.
E allora cosa fare?

Diciamo che prevenire è meglio che curare!

Sicuramente evitare di stare troppo tempo al cellulare, privilegiando altri strumenti di comunicazione tipo Skype, Flashphone , Jajah, il telefono fisso ecc. Utilizzare il vivavoce anzicchè gli auricolari in quanto è stato dimostrato che il filo che collega il cellulare all’orecchio, se non è ben schermato, fa da antenna, per cui amplifica il segnale.

Altri utili accorgimenti sono:

- limitare l’esposizione a routers WiFi

- limitare le chiamate in ambienti chiusi, tipo l’auto

- usare il cellulare in ambienti aperti se possibile

- limitarne l’uso da parte dei bambini a causa del sottile spessore della loro scatola cranica

- usare il telefonino solo quando la ricezione è buona: ad una bassa ricezione corrisponde una maggior potenza che il cellulare utilizza per la trasmissione e di conseguenza vi sarà una maggior penetrazione nel corpo delle onde radio.

- ricordarsi sempre che il cellulare, anche se non in uso,emette sempre radiazioni ad intermittenza, quindi tenerlo spento se non strettamente necessario, o comunque tenerlo ad una distanza di circa 15 cm dal corpo.

giovedì 19 giugno 2008

Etichette su nuovi prodotti: come toglierle?



Avete presente le etichette applicate su tantissimi prodotti appena acquistati? Quelle presenti, ad esempio, sulle custodie dei CD/DVD, quelle presenti su soprammobili, su tazze, bicchieri e chi più ne ha più ne metta?
Ebbene, tutti sappiamo che è molto difficile staccarle senza lasciare macchie di colla o, peggio ancora, residui di carta che non riusciamo a togliere del tutto a causa della colla sottostante.
Come fare allora per eliminare queste benedette etichette in modo agevole e soprattutto senza lasciare alcuna traccia?
Basta utilizzare l'asciugacapelli per circa un minuto, indirizzando il getto di aria calda sull'etichetta e poi rimuoverla con le mani. L'aria calda, infatti, non fa altro che sciogliere la colla, facilitando il distacco dell'etichetta senza lasciare alcun tipo di macchia.

mercoledì 18 giugno 2008

Creme solari: come scegliere



In Italia l'informazione a mezzo TV e carta stampata è alla deriva!
Se consideriamo però l'informazione scientifica allora il problema non si pone proprio: essa semplicemente non esiste!
Ciò è ovviamente molto grave! L'informazione, quando è priva di limpidezza, approfondimento, verifica, ricerca e completezza, manca del suo ruolo centrale, cioè quello della salvaguardia sociale.
Tale situazione, come è facilmente intuibile, fa comodo ad alcuni soggetti ed è deleteria per altri!
Prendiamo ad esempio il caso delle creme solari.
Ormai le vacanze sono iniziate e tutte le persone che decidono di trascorrere qualche giorno al mare sanno benissimo che, prima di esporsi al sole, è opportuno acquistare una crema solare per proteggersi dai raggi UVA e UVB, onde evitare seri problemi alla propria pelle e alla propria salute.
Ma come fare per scegliere una crema che protegga la pelle dai suddetti raggi e che, allo stesso tempo, non danneggi il consumatore?
Per dare una risposta scientifica a questa domanda non ci viene in soccorso la nostra "Stampa" ma l'EWG (Environmental Working Group) americana, una organizzazione no-profit fondata nel 1993 da Ken Cook e Richard Wiles.
Facendo una ricerca nel database dell'EWG, cioè all'interno del sito Cosmetics Database,
si scopre che nelle creme solari possono essere presenti una serie di ingredienti pericolosi per la nostra salute.
Di seguito riporto la lista di alcuni di tali ingredienti:
  • Benzoic acid
  • Oxybenzone
  • Dioxybenzone
  • Phenylbenzimidazole
  • Homosalate
  • Sulisobenzone
  • Menthyl anthranilate
  • Trolamine salicyclate
  • Octocrylene
  • Padimate
Ad esempio l'Oxybenzone viene riportato con un rischio pari ad 8 su 10 (high hazard). Inoltre, per completezza di informazione, i tecnici dell'EWG riportano anche i links agli studi, pubblicati su Pubmed, effettuati su tali sostanze chimiche.
Insomma... basta leggere e verificare l'eventuale presenza di ingredienti pericolosi in ciò che si acquista!
Ed evitare di farsi abbindolare dalla pubblicità che, sia la TV che la carta stampata, ogni giorno propongono. Soprattutto quella proveniente dalle "grandi marche", che ogni anno spendono fiumi di denaro in pubblicità. Ed indovinate chi la paga? Ovviamente noi consumatori, in termini di prodotti più cari e spesso meno validi rispetto a quelli di marche meno note e meno pubblicizzate.
Ricordatevi sempre che la pubblicità è serva di chi la paga e non di chi la subisce, facendo gli interessi di chi deve vendere e non di chi deve acquistare.
Perciò l'unico modo per difendersi è quello di fare sempre scelte consapevoli.
Informarsi sempre prima di scegliere. Come? Tramite la rete, cioè Internet!