lunedì 22 dicembre 2008

Perchè Linux è meglio di Windows


Partiamo dai numeri: secondo le statistiche di Net Applications, la percentuale di utilizzo di windows si attesta all' 89% circa, contro l'8,87% di Mac e lo 0,83% di Linux.
Ma come mai questo successo di windows a scapito di sistemi operativi gratuiti come Linux? Perchè è necessario spendere centinaia di euro per acquistare un sistema operativo ed altre centinaia di euro per acquistare i vari software di cui si necessita, quando esistono delle alternative del tutto gratuite ed altrettanto valide?
Il motivo è semplice: la scarsa conoscenza e la scarsa informazione in merito.
Il discorso, ovviamente, non vale solo per i privati, ma vale anche e soprattutto per la pubblica amministrazione che, convertendosi al software libero, avrebbe modo di far risparmiare a noi contribuenti tantissimi soldi.
Ed invece no. Si continuano a spendere soldi inutilmente, perchè chi dovrebbe sapere non sa o fa finta di non sapere.
«Software libero» non significa soltanto software gratis. Significa anche avere il diritto di poter utilizzare il software come si desidera: il codice sorgente di un programma libero è disponibile a chiunque lo voglia scaricare, modificare, migliorare e usare in qualsiasi modo. Oltre a questi benefici ideologici, il software libero presenta molti vantaggi tecnici: quando viene sviluppato un programma, a differenza di quanto accade per il software non libero,il duro lavoro dei programmatori può essere utilizzato come punto di partenza per un nuovo progetto. Per questo motivo sviluppare software libero è veloce ed efficiente!
I sistemi operativi basati su Linux, creato nel 1991 da uno studente Finlandese di nome Linus Torvalds, sono tantissimi: Debian, SuSE, Gentoo, RedHat, Mandriva, Ubuntu ecc. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Io personalmente, preferisco Ubuntu, arrivato ormai alla versione 8.10 "Intrepid"!
Ma quali sono i motivi per passare da Windows a Linux?
Analizziamone alcuni:
- avere a disposizione un sistema operativo completo, stabile ed efficiente senza spendere un solo euro;
- avere a disposizione un immenso numero di programmi legalmente, senza pagare un euro e soprattutto senza nulla da invidiare alle alternative a pagamento;
- potersi dimenticare di virus, spyware, malware e simili;
- possibilità di aggiornare tutto il software installato con un semplice clic;
- non rischiare multe per l'uso di software copiato (o clonato); possiamo avere tutto (o quasi) legalmente;
- possibilità di ottenere supporto gratuito ed illimitato grazie alle varie comunità Open Source presenti in tutto il mondo;
- possibilità di giocare a centiania di games gratuitamente;
- libertà di scegliere il proprio software, adattarlo alle proprie esigenze e di condividerlo con gli altri;
- poter usare applicazioni per le quali è disponibile il codice sorgente;
- la flessibilità di Linux: si installa su una grande varietà di piattaforme e ci consente di usare al meglio anche hardware datato o pc con poche risorse.
Questi sono solo alcuni dei motivi per i quali vale la pena abbandonare windows e passare a Linux. A chi ha paura delle "difficoltà" di Linux dico: Linux non è più il sistema operativo di una volta, appannaggio solo di pochi eletti. Oggi, grazie agli sforzi di tantissime persone sparse in tutto il mondo, esso è diventato sempre più vicino all'utente, con un'interfaccia grafica molto simile a windows.
Perciò, nessuna scusa. E' ora di passare al software libero per il bene delle nostre tasche e per la "benevolenza verso il prossimo" (significato della parola Ubuntu, una delle tante distribuzioni di Linux).

venerdì 19 dicembre 2008

La lezione della crisi economica. Parte 1


Siamo in piena crisi. Non solo finanziaria come all'inizio si pensava, ma anche e soprattutto economica!
I danni della crisi sono sotto gli occhi di tutti, ma, come da ogni cosa, anche dalle crisi bisogna cercare di trarne qualche insegnamento, qualche lezione.
La prima lezione che ho appreso da questa crisi è che i grandi "esperti" di economia che i media ci propinano, sono tutt'altro che guru. Quindi, mai fidarsi dei sedicenti guru!
Invece, i cosiddetti gufi, catastrofisti ecc., quasi sempre oscurati, messi da parte, censurati, sono spesso coloro che dimostrano di avere una migliore capacità di previsione dei mercati, in grado di prevedere ciò che dovevano prevedere i sedicenti esperti, super pagati e riveriti. Secondo questi ultimi, infatti,la crisi doveva essere già passata da un pezzo. A loro dire i prezzi segnati dalle azioni questa scorsa primavera/estate rappresentavano una formidabile occasione d’acquisto.

Ma conosciamoli più da vicino i nostri "esperti":

Keith Wade, capoeconomista di Schroders (Gennaio 2008): “La liquidità fornita dalla Fed, combinata a una maggiore trasparenza sui mercati dei prestiti interbancari, dovrebbe stimolare una ripresa nel corso del 2008”.

Henry Paulson, ministro Usa del Tesoro (Maggio 2008): “Il peggio potrebbe essere passato. Siamo più vicini alla fine che al principio della crisi finanziaria. È indubbio che oggi la situazione sia migliore, molto migliore che a marzo”.

Alessandro Profumo amministratore delegato di Unicredit (Maggio 2008): “il peggio è alle spalle La banca è solida, non ci sarà alcun aumento di capitale”.
Dico solo che a maggio, le azioni di Unicredit valevano più di 4 euro. Oggi siamo "solo" sotto i 2 euro! Complimenti per "il peggio è alle spalle"!

Pietro Cirenei, direttore generale di Bipiemme Gestioni (Giugno 2008): “E’ ora di tornare a Wall Street”.

Dominique Strauss Kahn, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) (Giugno 2008): “Il peggio è probabilmente alle spalle”.

Pietro Giuliani, amministratore delegato di Azimut (Luglio 2008) “Mi riempirei di azioni al 100%. So bene che lo scivolo non è finito. I mercati potrebbero perdere un altro 10 per cento. E la dico anche più grossa: andrei anche a leva,utilizzando i derivati per superare il limite del 100 per cento. Perché a questi prezzi in Borsa non compreremo più per parecchi anni”.

Rick Wagoner, amministratore delegato di General Motors (Agosto 2008) “Per General Motors il peggio dovrebbe essere ormai passato”.

Federico Mobili, gestore azionario di Bnp Paribas Am (Settembre 2008) :“Per il momento penso che sia più realistico ipotizzare un rialzo dell’ indice di circa il 7% entro la fine del 2008, ma anche noi siamo convinti che sia giunto il momento di impegnarsi di più sul mercato statunitense rispetto alle borse europee”.

Senza contare, ovviamente, le quotidiane rassicurazioni dei nostri politici. Una su tutte; mentre i mercati affondavano a più non posso Silvio Berlusconi al Tg5 del 29 settembre 2008 affermava: “Sono sereno come, immagino, la gran parte degli italiani”!
Lui sì che era ed è sereno...ma gli italiani non credo che la pensano come lui!

Continua.

domenica 30 novembre 2008

Piante spontanee commestibili: conoscerle per apprezzarle!



Fitoalimurgia: questo è il nome della branca di studi che si occupa dell'alimentazione con piante spontanee, cioè di usare le erbe spontanee a scopo alimentare.

Le erbe “selvagge”, a differenza di quel che si crede, sono molto più vitaminiche, mineralizzanti e perfino proteiche delle loro parenti coltivate.
Per Leonardo da Vinci, “salvatico è ciò che si salva”.

Le erbe selvatiche commestibili, infatti, aiutano sia la salute che le nostre tasche , soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, ove i prezzi di frutta e verdura sono ormai alle stelle.
Si calcola che sulla Terra le piante non coltivate commestibili siano tuttora circa 80.000; di queste solo 5.000 sono effettivamente usate.
Lungi da me riportare la lista di tutte queste piante che madre natura ci ha donato e continua a donarci senza nulla chiedere in cambio, anche se sarebbe auspicabile, da parte di tutti, darle qualcosa in cambio, a cominciare da un maggior rispetto!

Ne prenderò in esame soltanto tre veramente interessanti:


-
Portulaca Oleracea: considerata comunemente una pianta infestante, è invece un'ottima pianta sia da usare a tavola come il prezzemolo o per la preparazione di salse, sia perchè ricchissima di grassi omega-3 (importanti per la prevenzione di attacchi cardiaci). Inoltre è ricchissima di melatonina, un antiossidante che aiuta a prevenire i tumori, acido alfa-linolenico, possiede un elevato contenuto di proteine e di polisaccaridi idrosolubili. Per uso esterno, un impacco di foglie può essere usato in caso di foruncoli, punture d’api ed eczema.

-Ortica: anch’essa considerata comunemente una pianta infestante, è invece un ottimo alimento, ricchissimo di minerali e proteine ( possiede tutti gli aminoacidi essenziali), ricca di vitamina C, clorofilla, sali minerali (silicio, ferro, calcio, manganese e potassio), carotene, acido formico, acido gallico, acido folico, tannino, istamina, acetilcolina. Grazie ai suoi componenti l'ortica è una pianta emostatica, antireumatica, cicatrizzante, antianemica, depurativa, vasocostrittrice, antinfiammatoria e regolatrice della flora intestinale. Se ne utilizzano sia i germogli freschi che le foglie più tenere. Si utilizzano in minestra con altre verdure (ha un gusto veramente ottimo) e in risotti. Le foglie essiccate e ridotte in polvere si aggiungono alle farine per farne crackers e anche biscotti dolci. La si utilizza, inoltre, anche per fare stoffe, asciugamani e carta, soprattutto in Nepal e Germania.

-Tarassaco: pianta spontanea veramente eccellente dal punto di vista nutrizionale. Contiene olio essenziale, tannino, inulina, mucillaggini, pigmenti flavonoidi, glucidi, provitamina A, vitamine B, vitamina C e sali minerali. Le proprietà del tarassaco sono: colagogo (aumentare la quantità di bile che defluisce nell’intestino), diuretico, lassativo, antiscorbuto, depurativo, stomachico e tonico. Del tarassaco si utilizzano sia le foglie che le radici.

Prima di andare al supermercato, quindi, date un’occhiata nella campagna o nel bosco più vicino a voi e verificate l’eventuale presenza di una o più piante delle circa 80.000 disponibili a costo zero e con proprietà nutrizionali pari o superiori a ciò che comprereste altrove!

Dopodichè fate questo ragionamento:
devo preparare un risotto con gli spinaci?
Ok.
Quant’ è il costo degli spinaci?
2 euro al Kg!
Quant’è il costo delle ortiche appena raccolte vicino casa?
Zero.
Bene, decido di cucinare un bel risotto alle ortiche, che vi assicuro essere molto più saporito, nutriente ed economico di quello con gli spinaci!
Provare per credere!


sabato 8 novembre 2008

Sporchi da morire



Ammettendo l'uomo la natura ha commesso molto più di un errore di calcolo: un attentato a se stessa.(Émile M. Cioran)

Poveri noi! Diffondete!!

giovedì 23 ottobre 2008

Risolvere la crisi economica con la rottamazione: pura UTOPIA!



Riporto di seguito un bellissimo articolo pubblicato su scienzaesalute.

"Un Paese da rottamare. La crisi economica ci strozza e non si fa attendere la geniale proposta del Ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola che ha presentato il nuovo piano di Governo per evitare il crollo delle imprese italiane: via alla rottamazione. Non solo auto, la novità sono gli elettrodomestici, finanziati attraverso il denaro dei contribuenti, che rappresenteranno secondo le parole di Scajola la parte più significativa delle “nuove” misure volte a sostenere lo sviluppo industriale nel nostro Paese.

Ma quali risultati si aspettano? Bisogna dire a Scajola che l'italiano medio non cambia auto ogni anno, anzi il trend è cercare di usarla sempre meno. E poi c'è da considerare l'inquinamento che si produce: "qualunque sia l'oggetto della rottamazione, essa si manifesta nell'anticipare innaturalmente la morte di un prodotto in modo da consentire alle aziende di venderne uno nuovo" commenta Rosario Mastrosimone del blog Sostenibile "con la rottamazione si favorisce la trasformazione di prodotti ancora funzionanti in spazzatura, favorendo al contempo un'illusoria crescita economica creata dopando la domanda di prodotti, ma destinata a spegnersi in poco tempo".

Ma a chi serve rottamare? All'industria dell'auto ma certo non all'ecologia.
Negli ultimi anni i vari governi che si sono succeduti hanno rottamato di tutto: la cultura, la giustizia, l’ambiente, i frigoriferi, le auto, i lavoratori, il buonsenso, le pensioni, i risparmi, la scuola, la sanità, perfino la speranza, riflette Marco Cedolin sul blog Il Corrosivo.

Una proposta bocciata dalla Blogosfera: nei molti commenti si sostiene che neppure la rottamazione sarà in grado di tenere in vita artificialmente dei settori come quello automobilistico e quello degli elettrodomestici che in tutto l'occidente stanno andando per forza di cose incontro ad un notevolissimo ridimensionamento dopo avere saturato il mercato oltre ogni limite.

Non siamo più alla fine degli anni '50, ai bei tempi del miracolo economico. In un Paese dove il divario tra ricchi e poveri diventa sempre più profondo, stando ai dati Ocse, la rottamazione è il piano anticrisi per rilanciare l'economia? "Un incentivo per le trasformazioni a GPL, metano o addirittura elettriche sarebbe almeno stato una novità", commenta Debora Billi del blog Petrolio, ma sembra che una peculiarità squisitamente italiana sia l'essere in ritardo. Dai mezzi pubblici agli impegni presi è tutto in ritardo. Un ritardo culturale, scrive Mario Delfino sul blog Parole Verdi, visto che ancora non si è capito che la tutela ambientale non costituisce un vincolo ma un'opportunità."

Che dire...siamo in buone mani!

Bruce E. Levine, autore di "Surviving America's Depression Epidemic: How to Find Morale, Energy, and Community in a World Gone Crazy" (Chelsea Green Publishing, 2007) scrive: "Sarebbe molto più facile uscire dall’ondata di depressione a cui stiamo assistendo se non avessimo paura di ammettere che la nostra società di consumi ci rende infelici"

domenica 19 ottobre 2008

Morire a norma di legge


Ieri sera sono stato a Pomezia (RM) a sentire una conferenza sugli inceneritori e sulle nanoparticelle. Ovviamente relatore delle serata è stato il Dr. Stefano MONTANARI, uno dei maggiori esperti di nanopatologie insieme alla moglie Dott.ssa Antonietta M. Gatti.
E' stata veramente una serata interessantissima ed utilissima per tutti i partecipanti, i quali hanno finalmente potuto capire cosa sono gli inceneritori, se sono utili a qualcosa, se fanno male alla salute e a chi fanno "comodo" e perchè!
Inoltre ho avuto modo anche di acquistare il suo libro "Il girone delle polveri" che mi son fatto rigorosamente autografare, dovo avergli stretto la mano ed avergli esternato la mia profonda stima.
E' un libro eccezionale...che si legge in una nottata!
Il ricavato delle vendite dei suoi libri verra' utilizzato dal suo laboratorio per continuare ad effettuare ricerche sulle nanopatologie. La ricerca costa moltissimo ed in Italia o ci si arrangia, o si va a fare ricerca all'estero oppure si cambia lavoro.
Basta riflettere su quel che fanno i nostri cari politici, e nello specifico il nostro ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. Il nostro ministro, anzicche' documentarsi sugli immensi danni alla salute provocati dagli inceneritori, si preoccupa di presentare un emendamento alla Finanziaria sugli incentivi Cip6 agli impianti cosiddetti di termovalorizzazione
( termine che non esiste, è semplicemente un'invenzione dei nostri politici per farci digerire meglio gli inceneritori ) dei rifiuti in deroga alla direttiva comunitaria 77/2001! Il ministro Prestigiacomo dovrebbe ricordare che lei è il ministro dell'ambiente, cioè deve essere pro ambiente e non contro l'ambiente, e quindi i famosi incentivi Cip6 devono essere destinati alle fonti rinnovabili e non ai "cancrovalorizzatori" o inceneritori che dir si voglia!L'ennesima truffa, quindi, ai danni dei cittadini e dell'ambiente e quindi della salute di tutti noi!
Invito tutti a partecipare ad una delle tante conferenze che il Dr. Montanari terrà nelle varie città d'Italia: ne vale veramente la pena!
Nel filmato che ho inserito in questo post potete guardare un estratto della conferenza che il professore a tenuto settimane fa in quel di Marano (NA).
Francesco BACONE, filosofo e saggista inglese del '600 diceva: "alla Natura si comanda solo ubbidendole"!

giovedì 9 ottobre 2008

Costituzione calpestata


Il cosiddetto Lodo Alfano è incostituzionale!
Esso, secondo il PM De Pasquale viola ben 4 articoli della Costituzione.
Si tratta degli articoli 3, 112, 136, 138.
Bel lavoro. Con una legge ordinaria son riusciti a violare ben 4 articoli della costituzione! Complimenti.
A questo punto la domanda nasce spontanea. O trattasi di ignoranza pura, oppure c'è dell'altro.
Il Lodo Alfano non può trasformare la nostra carta costituzionale in carta straccia. E questo non è solo il parere di De Pasquale. Tantissimi altri costituzionalisti la pensano come lui. A cominciare dal grande Franco Cordero.
Questo è un classico esempio di come la democrazia possa essere svuotata di senso mediante una semplice legge ordinaria che calpesta il sacro principio di uguaglianza.
Una legge fatta, tra l'altro, da un ex piduista!
Ovviamente i media non fanno nulla per cercare di far capire qualcosa ai cittadini. Ci reputano del tutto privi di cervello!
Invito tutti a documentarsi, a cercare di capire, a non farsi prendere in giro, a ragionare con la propria testa e non con quella delle marionette che si vedono giornalmente in TV!
Per chi lo ha già fatto, credo che una delle azioni da compiere per riprenderci la nostra Costituzione sia quella di firmare la proposta di Referendum contro il Lodo Alfano!

giovedì 18 settembre 2008

Il crollo dei castelli di carta


La situazione finanziaria mondiale è in piena crisi! E su questo non ci piove.
Basta leggere giornali, libri o navigare su internet per rendersene conto.
La domanda da porsi a questo punto è la seguente: siamo arrivati al capolinea o siamo solo all'inizio della fine del sistema capitalistico attuale?
Come alcuni di voi ricorderanno, a febbraio Ben Bernanke , presidente della Fed, davanti al Congresso americano annunciò: “sicuramente qualche banca americana fallirà per la crisi dei subprime!”. Aggiunse poi
che il contesto economico attuale è uno dei più difficili a memoria d'uomo.
Non fece nomi, però. Ma lasciò tutti con il fiato sospeso. Bernanke si limitò a dire che si trattava di banche di piccole dimensioni. La Borsa allora reagì con un’ondata di vendite su tutte le banche, sia americane che del resto del mondo.
Da allora sono passati circa 6 mesi e la situazione è molto peggio rispetto a quanto detto da Bernanke!

La situazione dei colossi finanziari saltati finora a Wall-Street è la seguente: Bear Stearns,Columbian Bank ,Countrywide, Fannie Mae, Freddie Mac,
IndyMac Bank, Merrill Lynch, American International Group, Lehman Brothers. Sono sempre più vicine alla resa Morgan Stanley, Washington Mutual e Goldman Sachs.
Ed anche in Europa continuano ad accendersi spie di allarme sul settore del credito. La Danimarca ha dovuto procedere ad una nazionalizzazione-salvataggio per la sua ottava maggiore banca, la Roskilde Bank. Il paese scandinavo segue così quanto già fatto nei mesi scorsi dalla Gran Bretagna, dove lo Stato è dovuto intervenire direttamente per salvare la Banca Northern Rock, anch'essa specializzata in mutui.

Nel Belpaese banche e assicurazioni si leccano le ferite per le perdite subite. Solo in seguito all'ultimo fallimento della lunga serie, cioè quello di Lehman Brothers, le cifre sono di tutto rispetto. Si tratta di Unicredit, Banco popolare, Popolare di Milano, Ubi, MPS, Intesa-Sanpaolo, Generali, Alleanza, FONSAI, Unipol e Mediolanum.

Non sono solo le banche, le assicurazioni e gli azionisti a farne le spese. Anche i possessori dei bond o delle polizze indicizzate che hanno come sottostante bond emessi dalla stessa Lehman Brothers avranno brutte sorprese quando arriverà il rendiconto.

Soprattutto se si considera che fino al giorno prima del crollo, i bond di Lehman Brothers erano nel circuito Patti Chiari. Vale a dire avevano un rating A+ quindi incorporavano un basso rischio e un rendimento di poco superiore ai titoli governativi! Roba da ridere, anzi da piangere. Di chi fidarsi allora? Come mai nessuna banca è intervenuta per salvare la Lehman Brothers dal fallimento? Se le banche non si fidano l'una dell'altra, come possiamo noi cittadini fidarci delle banche?

Questo dimostra chiaramente le falle del sistema finanziario.

A mio modesto avviso di banche a rischio fallimento ce ne sono ancora!
Qualche consiglio: non fare debiti, evitare di andare long (cioè al rialzo) sui mercati finanziari ( se proprio volete speculare in borsa è decisamente meglio farlo andando short, cioè al ribasso ) non accendere nuovi mutui, non comprare titoli di società immobiliari, non comprare fondi che investono in società immobiliari, non fidarsi delle banche nè dei promotori finanziari, informarsi bene prima di effettuare un qualsiasi tipo di investimento dei propri risparmi.

E ricordate sempre ciò che diceva David Thoreau, filosofo e scrittore statunitense dell'800: "Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose di cui può permettersi di fare senza."

sabato 13 settembre 2008

Purificare l'aria con le piante negli ambienti chiusi



Molte ricerche hanno dimostrato che l'aria delle abitazioni e degli uffici può essere molto più inquinata di quella esterna. Ciò è dovuto ad una moltitudine di agenti inquinanti presenti negli ambienti chiusi e può provocare vari disturbi alle persone che ci vivono per parecchie ore.
Mi riferisco a disturbi come allergie, asma, cefalee, disturbi del sistema nervoso, ecc.
Giacchè oggi la maggior parte delle persone effettua lavori al chiuso, credo che il problema possa riguardare un'alta percentuale di persone che, loro malgrado si trovano a dover convivere con esalazioni di composti chimici nocivi come la formaldeide, la ammoniaca, il benzene, alcoli, toluene, acetone, tricloroetilene, ecc., che provengono da vernici, detersivi, cosmetici, fumi, materiali plastici, compensato, lacche, adesivi, ecc.
La formaldeide, ad esempio, è un' aldeide molto pericolosa in quanto è stato dimostrato essere cancerogena sui roditori, provocando un tasso di incidenza di cancro al naso ed alla gola superiori al normale; essa, inoltre, è in grado di interferire con i legami tra DNA e proteine.
La “sindrome da edificio malato”, grazie ad una crescita della chimica fuori controllo, è quindi una realtà, che può però essere combattuta con un tocco di verde. A sostenerlo , infatti, è una ricerca condotta dalla NASA nel 1989 nell’ambito di studi sulla purificazione dell’aria nelle basi lunari.
Secondo tale studio dal titolo "INTERIOR LANDSCAPE PLANTS FOR INDOOR AIR POLLUTION ABATEMENT", vi sarebbero almeno 50 comuni piante d'appartamento in grado di rimuovere i suddetti vapori chimici nonchè di umidificare l'aria.
Non sto qui ad elencare tutte le piante prese in considerazione dallo studio. Mi limito semplicemente ad elencarne due tra le più efficaci:
  • Nephrolepis exaltata (Felce di Boston): la migliore per purificare ed umidificare l'aria. Particolarmente efficace contro la formaldeide.
  • Spathiphyllum sp. (Spatiffilo): molto indicata per rimuovere benzene, tricloroetilene, acetone, alcoli e formaldeide.
Per chi voglia approfondire l'argomento consiglio di leggere “Amiche piante” del Dr. B.C. Wolverton, uno dei ricercatori della NASA che ha partecipato allo studio, e questo sito per tutti i riferimenti scientifici.
Non dimentichiamo mai di ringraziare madre natura. E soprattutto...non dimentichiamo mai di rispettarla. Sempre!!

mercoledì 10 settembre 2008

Emergenza Rifiuti finata?


Ma l'emergenza rifiuti non era finita?
Il nostro Premier Silvio Berlusconi, con tutti i suoi giornali e le sue TV, non ci aveva raccontato che l'emergenza rifiuti era finita? A me sembra di ricordare così... ma a vedere il filmato di "QuiNapoliLibera" sembra proprio che il nostro caro Premier ne abbia detta un'altra delle sue! Per lui è sempre facile raccontare balle agli italiani, visto che gli basta chiudere i rubinetti dell'informazione e tutto, come per magia, sparisce! Anche i rifiuti spariscono!
Non si vedono più in TV e quindi gli italiani pensano che sia tutto finito! Niente più rifiuti, soltanto rose e ciclamini! Che belle favole.
Fortuna che esistono persone serie come "QuiNapoliLibera" che ha provveduto a filmare quel che è la situazione reale e cioè i rifiuti che ancora incorniciano le strade del suo comune!
Non sono, dunque, spariti i rifiuti, ma soltanto i giornalisti e le telecamere!
La disinformazione, purtroppo, in questo Paese regna sempre sovrana!

giovedì 28 agosto 2008

L'illusione del "Prodotto Interno Lordo"



Uno dei miti oggi più in voga e più discussi, che costituisce background comune a tutti i partiti politici sia di destra che di sinistra, è quello della crescita, del PIL (prodotto interno lordo) che deve necessariamente crescere di anno in anno, pena le sorti dell’intero Paese di riferimento.

A tale mito è giocoforza connessa l’idea di uno sviluppo illimitato, uno “sviluppo” industriale per gran parte dissennato, radicatosi profondamente in un sistema di corruzione e malaffare generalizzato che affligge ormai cronicamente il nostro paese con conseguenze disastrose sulla qualità della vita e della salute di noi cittadini. L’unico scopo della politica e dell’economia è quello della massimizzazione morbosa della produzione e dei profitti come se la terra che ci ha ospitato, che ci ospita e che ci ospiterà non si sa ancora per quanto tempo, sia solo un qualcosa da sfruttare e piegare ai propri fini, costi quel che costi e a scapito di tutti e di tutto.

Sicuramente è da riconoscere che il concentrare tutti gli sforzi e le risorse sulla crescita economica e quindi sulla produttività e sui consumi, ha prodotto sinora, in una parte del globo, una certa ricchezza materiale. Ma per quanto tempo ancora potremmo assistere a questo miracolo economico senza, prima o poi, cadere vittime del sistema stesso? Quanto tempo dovrà ancora trascorrere prima che si capisca che tale sistema economico basato sullo sfruttamento sconsiderato e sistematico dei sistemi ecologici è insostenibile per la biosfera (vedasi il caos climatico, desertificazione, picco del petrolio, perdita di biodiversità, deforestazione)? Quanto si capirà che la Terra ove viviamo è una ed una sola, e che quando sarà irrimediabilmente compromessa non ci sarà più alcuna speranza di vita per l’essere umano?

Gli effetti negativi di tale perverso sistema si vedono anche sul piano sociale: aumento della povertà nel mondo, aumento sempre più evidente delle disuguaglianze economiche, aumento della disoccupazione e della precarietà, aumento del tempo dedicato al lavoro con conseguente incremento dello stress e decremento della qualità della vita e del tempo libero e di quello dedicato alle relazioni sociali, alla famiglia, ai figli.

Il PIL è dunque un semplice indicatore monodimensionale cioè basato solo sul valore economico: non tiene quindi conto né dell’aspetto qualità della vita e quindi felicità delle persone, né tantomeno dell’aspetto ambientale né di quello relativo alla salute.

Si sono mai calcolati i costi ambientali e le cure delle malattie collegate all’inquinamento derivante da uno “sviluppo” da raggiungere ad ogni costo? E soprattutto, chi li paga questi costi?

Come sostiene Luca De Biase autore di diversi libri tra cui “Economia della felicità”, “la felicità è un indicatore non paternalista, non stabilito da esperti come molti altri, ma soggettivo, espresso dal basso, dalla gente che mette priorità diverse da quelle degli esperti di settore in cima alla lista” (salute al posto di economia, ad esempio).

Il PIL, come sappiamo, è la somma della ricchezza che si produce in un paese, cioè dovrebbe misurare i beni prodotti in un certo Paese. In realtà esso misura soltanto gli oggetti e i servizi che vengono scambiati con il denaro, e non tutto ciò che una persona si produce eventualmente in proprio per se stessa o per scambiarlo/barattarlo con altre persone. Ciò non fa crescere il PIL: il concetto di merce, quindi, è ben diverso da quello di bene. Ci sono perciò merci che fanno crescere il PIL , ma che non comportano necessariamente un aumento del benessere.

A tale indicatore viene quindi imputato ingiustamente non solo la ricchezza economica ma anche il livello qualitativo della nostra vita, che è cosa ben diversa. L'equazione crescita del PIL=crescita del benessere non regge!

Facciamo alcuni esempi: l’autoproduzione, le fonti rinnovabili, il risparmio energetico sono tutti interventi che non fanno crescere il PIL ma che portano benessere per gli individui e l’ambiente. Se costruisco una casa all’italiana maniera, e cioè senza tener conto del risparmio energetico, per riscaldarla consumo circa 20 litri di gasolio all’anno per mq. Se invece la costruisco prendendo esempio dai tedeschi riesco a costruirla in modo che il consumo annuo sia di soli 6 litri di gasolio. Questo inutile spreco di energia (circa 14 litri), questo inutile danno all’ambiente, alla salute e alle tasche di noi italiani, fa aumentare il PIL ma non migliora di certo la nostra qualità della vita! Quindi i 14 litri di differenza sono soltanto una merce che serve a far crescere il PIL, ma non sono un bene perché non portano alcuna utilità se non alle tasche dei petrolieri e dello Stato, grazie alle accise che incassa.

Rimanere imbottigliati nel traffico per ore per recarsi al super centro commerciale o per recarsi al lavoro determina un aumento dei consumi dell’auto: ciò fa crescere il PIL, poichè le compagnie petrolifere vendono piu' combustibile, ma la qualità della nostra vita non è migliorata, anzi è peggiorata in quanto abbiamo respirato un surplus di nanoparticelle che aumentano il rischio di contrarre il cancro, ci siamo arrabbiati a causa del traffico ed abbiamo perso tempo, ed il tempo, come si sa, è denaro. Eppure il PIL è aumentato ma non il nostro benessere.

La guerra si sa, è una cosa bruttissima: eppure grazie ad essa il PIL del Paese in guerra aumenta grazie all’aumento della produzione dell’industria bellica e di tutte quelle ad essa collegate.

Fumare fa male alla salute, ci espone a tantissimi rischi: eppure andare dal tabaccaio a comprare le sigarette fa crescere il PIL. In tal caso c’è una doppia crescita dovuta anche alle spese che la Sanità dovrà sostenere per curare eventualmente il fumatore dopo che si sarà ammalato di cancro ai polmoni o di malattie cardiovascolari. Anche le spese mediche, infatti, fanno crescere il PIL. Quindi più ci si ammala, più si vendono farmaci (spesso inutili o, peggio ancora, dannosi) e più cresce il PIL.

Fare un incidente non è certo una bella cosa: eppure anche in tal caso il PIL cresce, in quanto siamo costretti a comprare un’altra macchina o ad aggiustarla. Entrambe le cose fanno crescere il PIL ma certamente non ci fanno stare meglio!

Acquistare una bicicletta costa meno che acquistare un’automobile e di conseguenza si ha una minore crescita del PIL. La qualità della nostra vita e dell’intera comunità ove viviamo subiscono, però, un notevole incremento della qualità della vita, in termini di mancati infarti causati da eccesso di colesterolo, mancate emissioni di gas velenosi, riduzione dei casi di tumore, riduzione dell’inquinamento acustico, risparmio di energia, ecc.

Potrei continuare con altri esempi all’infinito, ma mi fermo qui.

Il PIL, quindi , “guarda” soltanto ai consumi, non tiene assolutamente conto dei risvolti negativi che tali consumi hanno sulla nostra qualità della vita e su quella delle generazioni future.

Una politica seria, un’informazione con la I maiuscola, quando parla di crescita di PIL dovrebbe, quindi, parlare anche di crescita di rifiuti urbani , che negli ultimi 5 anni sono cresciuti di circa il 12% sino a raggiungere decine di milioni di tonnellate/anno, dovrebbe parlare anche di crescita di concentrazione di CO2 in atmosfera, di crescita delle temperature medie del pianeta con tutte le nefaste conseguenze negative da essa derivanti, di crescita del livello di inquinamento delle nostre città e del numero di persone, soprattutto bambini, che si ammalano a causa della cattiva qualità dell'aria, di crescita dei terreni agricoli desertificati a causa dell'agricoltura chimica e intensiva, di crescita degli sprechi e dei falsi bisogni inculcati nella nostra mente dalla pubblicità, che determinano un aumento dell'impronta ecologica degli italiani, che oggi, a differenza degli anni passati, consumano circa 3 volte le risorse naturali che un territorio grande quanto l'Italia sarebbe capace di produrre.

Bisognerebbe parlare anche di crescita del prezzo del petrolio, arrivato sino alla soglia dei 150 dollari al barile per poi retrocedere leggermente per soli motivi tecnici. A breve riprenderà sicuramente la sua inarrestabile salita.

Bisognerebbe, infine, parlare di crescita della disoccupazione e della precarietà del lavoro contemporaneamente alla crescita della globalizzazione dei mercati e dell'economia.
Si fa sempre più concreta, perciò, l’equazione crescita del PIL=diminuzione della qualità della vita. Una crescita senza limiti ed infinita è dunque irrealizzabile se non sacrificando la nostra esistenza.

Come disse Robert Kennedy nel discorso del1’8 marzo 1968 presso l’ Università del Kansas, “non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche
l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto
le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL
non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve,
eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani.".

Parole sante che andrebbero lette e rilette ogni giorno da tutti i cittadini del mondo. E ancora, come dice Beppe Grillo, “l’equazione PIL = ricchezza è un incantesimo. I prodotti inutili non diventano utili perché qualcuno li compra. Nessuno ha mai calcolato il COSTO del PIL. I danni dei capannoni vuoti, delle merci inutili, dei camion che girano vuoti come insetti impazziti, della distruzione del pianeta. Nessuno ha mai stimato il valore del tempo perduto per le code, per gli anni sprecati a lavorare per produrre oggetti inutili. Per gli anni buttati per comprare oggetti inutili creati dalla pubblicità.”

Inoltre, bisogna considerare anche un altro aspetto.

Il consumo incessante e sconsiderato delle risorse globali si sta chiaramente traducendo in un aumento dei conflitti locali e delle guerre per il controllo delle risorse e , di conseguenza, in una restrizione degli spazi di democrazia reale nel mondo. Ma la cosa più grave di tutto ciò è l’indifferenza del popolo, l’assuefazione a cui tale sistema ci ha condotto. Non ci scandalizza più nulla: né una guerra per il petrolio, né un mutamento climatico né i veleni che ogni giorno siamo costretti a respirare, a mangiare, a bere e a spalmarci sulla pelle! La crescita produce quindi dipendenza psicologica. Non possiamo fare più a meno di andare al supermercato e a riempire il carrello con prodotti di ogni tipo, utili o inutili non importa…l’importante è consumare e far crescere il PIL, così la nostra classe dirigente sarà contenta e soddisfatta di aver ancora una volta dominato il parco buoi!

E’ dunque vera l’equazione crescita del PIL uguale ad aumento del benessere individuale?

A giudicare da quanto sta avvenendo negli ultimi anni direi proprio di no.

Continuare a parlare di crescita del PIL significa dunque non voler accettare la realtà, non voler in alcun modo aprire gli occhi e considerare la crescita per ciò che effettivamente è, cioè un’idea di ricchezza che non tiene in alcun modo in considerazione gli insostenibili costi ecologici e sociali dello sviluppo stesso, del degrado indotto dalla mercificazione della vita, della crescente conflittualità internazionale attorno alle sempre più scarse e care risorse naturali.

Il modo per uscirne?

In primis mettere in discussione il mito della crescita a tutti i costi e riequilibrare l’ossessione della produzione con la consapevolezza delle necessità di produzione. Non più una società basata solo sul profitto e sui beni materiali, ma una società che metta al primo posto le persone e le relazioni, che rivaluti l’importanza dei beni immateriali su quelli materiali, che sia a favore di una tecnologia durevole e sostenibile, che sappia dare sempre più spazio alla solidarietà, al bene comune e alla valorizzazione dell’ambiente piuttosto che al solo e mero interesse privato.

La strada da percorrere è, dunque, quella della riduzione dei consumi che in gran parte sono sprechi.

Come dice il grande Maurizio Pallante, autore del bellissimo libro "La decrescita felice",“ridurre i consumi significherebbe migliorare la qualità dell'aria, dell'acqua, del territorio e, in definitiva, della vita. La qualità della nostra vita non dipende da quante merci riusciamo a consumare. Al contrario, ridurre l'invadenza delle merci e dei consumi nella nostra vita è l'unico modo per migliorarne la qualità: siamo giunti a un tale livello di spreco che qualsiasi attività umana può essere fatta con minore impiego di risorse naturali, minori scarti e minore inquinamento”.

E per finire:

Solo quando l'ultimo fiume sarà prosciugato
quando l'ultimo albero sarà abbattuto
quando l'ultimo animale sarà ucciso
solo allora capirete che il denaro non si mangia
."
Profezia Creek

giovedì 17 luglio 2008

Il Petrolio alle stelle e la Logica sotto terra



Come tutti sappiamo giorno dopo giorno siamo sempre più poveri a causa della inarrestabile crescita dell'oro nero. Il problema è veramente serio e preoccupante!
Siamo passati da 9,82 dollari al barile nel 1999 ai circa 150 dollari di qualche giorno fa. La crescita è esponenziale, e siamo solo all'inizio. Il tutto si ripercuote ovviamente sulle nostre tasche. basta considerare che nel 2005 per acquistare un litro di benzina erano necessari 1 euro, mentre oggi ce ne vogliono almeno 1,5 cioè un incremento del 50% in soli 3 anni.
Ripeto, il problema è serissimo, eppure ogni giorno quel che tiene banco è il penoso teatrino delle intercettazioni telefoniche, delle “veline”, delle dichiarazioni di questo o di quel parlamentare, delle leggi ad personam, dell'attacco costante ai magistrati, dei ministri-ombra di se stessi ecc.
In mezzo a tutto questo chiacchiericcio, nessuno parla quasi più dei veri problemi del paese e dell’evidenza che stiamo diventando sempre più poveri per il costo dell’energia.
A dire il vero un piccolo consiglio per il Governo io ce lo avrei. Un consiglio teso a cercare di far qualcosa di concreto e di immediato per risolvere, o almeno ridurre, questo disastroso problema.
Basterebbe, infatti, leggere un bellissimo libro di Maurizio Pallante dal titolo “Un futuro senza luce?”.
Anche senza essere dei matematici, dal libro si apprende facilmente che l'attuale legge che prevede l'obbligo di accendere i fari anche di giorno nonstante sia presente un sole accecante, fa sì che ciascun automoblista consumi circa 41 litri in più all'anno per ogni veicolo, approssimando il tutto per difetto (con un incremento percentuale che oscilla fra il 2,8 e il 4,1). Ciò è dovuto ovviamente ad un maggior dispendio di energia da parte dell'alternatore necessario per permettere alle luci di funzionare nelle ore diurne.
Se si considera che gli automezzi in circolazione sono circa 40 milioni, l’incremento complessivo dei consumi di carburante dovuto a questa legge insensata è pari a: 1,5 euro al litro X 41 litri annui X 40 milioni di automezzi = 2.460.000.000 di euro all'anno.
Ciò, ovviamente comporta anche un aumento delle emissioni di diossido di carbonio di circa quattro milioni di tonnellate.
A questo punto la domanda nasce spontanea? Come mai bisogna tenere per forza le luci accese anche con un'eccellente visibilità e far spendere ai cittadini 2.460.000.000 di euro all'anno, nonchè danneggiare ulteriormente il già disastrato ambiente senza per giunta alcun guadagno in termini di sicurezza (visto che, come tutti sappiamo, il problemi degli incidenti sulle strade dipendono quasi esclusivamente dall'alta velocità e dal non rispetto del codice della strada e non certo dal tenere le luci costantemente accese anche di giorno!)?
Per dare una risposta a questa domanda basta sapere che più della metà del prezzo dei carburanti sono imposte!
Quindi l’erario, con questa astuta quanto subdola legge ha incrementato annualmente i suoi incassi di una cifra pari a più di 1 miliardo di euro.
Il tutto fregandosene altamente dell'ambiente, dei protocolli di Kyoto e, soprattutto, della nostra salute e delle nostre tasche.
Veramente una vergogna!
Ci vuole tanto a cambiare una legge del genere, almeno ora che il petrolio è alle stelle e la logica sotto terra?

domenica 13 luglio 2008

Petrolio sulla pelle


Come noto, l'INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) è l'elenco degli ingredienti cosmetici espresso secondo una nomenclatura standard. Dal 1997 è obbligatorio, infatti, che ogni cosmetico immesso sul mercato riporti sulla confezione il proprio INCI, ovvero l'elenco degli ingredienti in esso contenuti. Tale elenco è composto in ordine decrescente. Cioè al primo posto compare l'ingrediente contenuto in percentuale più alta, a seguire gli altri, fino a quello contenuto in percentuale più bassa. Sotto l'1% gli ingredienti possono essere indicati in ordine sparso.
Ebbene, spesso si vedono in vendita prodotti che sbandierano sulla confezione proprietà eccellenti e ingredienti di derivazione totalmente naturale. Ma se non ci si ferma alle apparenze e a ciò che viene pubblicizzato sulla confezione, si scoprono spesso delle brutte sorprese, a dimostrazione del fatto che noi consumatori veniamo sempre più considerati come dei meri esseri a cui far spendere soldi, senza ovviamente far sapere per cosa vengono spesi è cioè cosa effettivamente si sta comprando!

Facciamo subito un esempio.
"NIVEA body, olio satinante, morbidezza infinita effetto seta - Olio di Avocado"!
Che bello, mi spalmo l'avocado sulla pelle!
Se si prova a girare la confezione e si va a leggere l'INCI si scopre che il primo ingrediente, e quindi quello con percentuale più alta è: "Paraffinum Liquidum". Cosa sarà mai?

 Wikipedia , la più grande enciclopedia on-line, ci dice:

"La paraffina liquida (nome INCI: Paraffinum Liquidum, Petrolatum, e il suo derivato Cera Microcristallina) è molto usata nel settore cosmetico come agente filmante, dando la sensazione di levigatezza. Sebbene abbia una indiscussa azione antidisidratante, in virtù del suo potere filmante, essa occlude i pori della pelle, impedendone la corretta traspirazione."

Mentre Biodizionario:

"grandi problemi, se ne sconsiglia l'uso a meno che sia il solo componente pericoloso e che sia tra i componente presenti in misura minore (cioè elencato alla fine della lista INCI)"

Non è ovviamente il nostro caso visto che si tratta del primo ingrediente e cioè di quello presente in misura maggiore!

Risultato: ci spalmiamo sulla pelle un derivato dalla raffinazione del petrolio, inquinante, non biodegradabile, recentemente inserito dalla direttiva europea tra i cancerogeni di classe II.
Essa è presente in molti altri prodotti tipo l'Olio Baby della Johnson&Johnson...poveri bimbi, che mele vi hanno fatto?
La paraffina è stata dunque dichiarata cancerogena dalla comunità europea, ma a causa di un piccolo cavillo ("è cancerogena per via delle impurità contenute, ma se un produttore sostiene che la sua è pura, può inserirla nel cosmetico") è ancora ampiamente utilizzata. Il motivo è semplice; a differenza di prodotti vegetali e molto più validi costa poco e non irrancidisce.

La sua funzione è quella di solvente, emolliente.
Dato che non e’ possibile aggiungere fisicamente acqua alla pelle,  l’unico potere idratante esercitato da un cosmetico è tentare di limitare l’evaporazione dell’acqua presente sulla sua superficie. A tal fine la paraffina “idrata” formando una vera e propria barriera tra l'epidermide e l'ambiente.
Tale barriera è però  innaturale e pericolosa, in quanto composta da molecole estranee a quelle dello strato idro-lipidico della pelle (la miscela di grasso e acqua distribuita sull'epidermide che costituisce l’idratazione naturale). La traspirazione ne risulta quindi ostacolata, i germi presenti sulla pelle restano intrappolati dalla paraffina e provocano irritazioni e favoriscono l'acne, specialmente su pelli predisposte. Volendo riassumere il concetto con un solo termine, diciamo che la paraffina è un composto comedogenico, cioè crea un "tappo" sui follicoli piliferi, facendo sì che cheratina, sebo, polvere si ossidino agevolando in tal modo la formazione degli odiosi "punti neri", ovvero i comedoni.

Morale della favola: prima di acquistare qualsiasi cosa leggete sempre gli ingredienti ed informatevi! Ne va della vostra salute.

E ricordatevi: mai avere un atteggiamento di totale sudditanza psicologica nei confronti della pubblicità che vediamo giornalmente in TV o sui giornali! Come diceva giustamente EINSTEIN  "la cosa importante è non smettere mai di porsi domande

sabato 5 luglio 2008

I rischi del "Teflon"

Teflon

Il termine Teflon è passato dall'essere  il soprannome di un presidente americano (Ronald Reagan) e di un padrino della mafia (John Gotti), entrambi personaggi a cui nessuna accusa restava attaccata, all'essere un noto marchio registrato dalla E.I. Du Pont de Nemours and Company.

Nell'accezione più comune si intende come Teflon il polimero del tetrafluoroetilene, (PTFE) al quale vengono aggiunti altri componenti per modificarne le proprietà in modo da renderlo resistente alle alte temperature (fino a circa 200°C).

Tale caratteristica lo rende ideale per ricoprire superfici sottoposte ad alte temperature alle quali si richiede una "antiaderenza" e una buona inerzia chimica.

Infatti, le padelle da cucina definite "antiaderenti",sono ricoperte all'interno di uno strato di Teflon.

Questo materiale, però, non ha solo vantaggi. Ha anche il grosso svantaggio di essere prodotto utilizzando un composto chimico cancerogeno derivato dal fluoro, cioè l'acido perfluorottanoico.
Un'investigazione dell'EPA (l’Environmental Protection Agency), infatti, ha portato ad accusare la DU-PONT, società americana quotata al Dow Jones 30 e principale produttrice della molecola scoperta nel 1946, di aver nascosto per circa 20 anni le informazioni riguardanti gli effetti cancerogeni sulla salute e sull'ambiente del suddetto C-8 o acido perfluorottanoico (PFOA).

Oltre ad aver accettato di pagare una multa di 16 milioni di dollari per aver nascosto dati sulla tossicità del Pfoa, la Du-Pont ha dovuto pagare anche  un rimborso di 85 milioni di dollari agli abitanti dell’Ohio e della West Virginia che le avevano fatto causa.

Residui del Pfoa, infatti,  erano stati trovati nell’approvvigionamento idrico di un impianto della West Virginia.
L'EPA ha inoltre chiesto alle aziende produttrici della sostanza incriminata di ridurre le emissioni del 95% entro il 2010 e di arrivare alla completa eliminazione entro il 2015, non solo negli Usa ma ovunque operino.
Oltre alla Dupont le società che producono Teflon sono la 3M e altre 6 grosse imprese tra cui la Ciba Specialty Chemicals e la Solvay Solexis, mentre i produttori italiani di pentole antiaderenti sono la Bialetti, Ballarini, Alluflon, Illa e TVS.

In Italia, l’annuncio dell’EPA ha indotto l’associazione dei consumatori Codacons , nel Gennaio del 2006,a chiedere al ministro della Salute di intervenire per tutelare la salute dei cittadini, procedendo al sequestro di 150 milioni di pentole al Teflon.

Il PFOA non è utilizzato solo per la produzione del Teflon.
La sostanza infatti si trova in tantissimi altri prodotti:

  • farmaci
  • lubrificanti
  • adesivi
  • cosmetici
  • insetticidi
  • valvole cardiache
  • scatole per la pizza
  • buste dei pop-corn per i forni a microonde

Studi su animali hanno dimostrato che il PFOA può essere tossico per alcuni organi come ad esempio il cervello, prostata, fegato, timo e reni. Può portare alla morte cuccioli di ratti esposti al PFOA. Cambiamenti alla ghiandola pituitaria nelle femmine di ratti, a qualsiasi dose. Tale ghiandola controlla la crescita, la riproduzione e molte funzioni metaboliche. Infine, il PFOA è stato associato con tumori in almeno 4 differenti organi.

La stessa 3M ha riscontrato danni al fegato e problemi riproduttivi nei topi esposti ad alti livelli di PFOA. Sotto accusa erano finite le esalazioni chimiche.

Anche la "consumer wathdog organization" EWG (Environmental Working Group) americana ha commissionato una serie di studi sul Teflon. In particolare negli studi riguardanti la resistenza alle alte temperature del Teflon, si è scoperto che ci vogliono dai 2 ai 5 minuti per raggiungere temperature in grado di produrre sostanze tossiche. Già a circa 220°C, infatti, il rivestimento comincia a decomporsi ed a rilasciare tossine nell'aria. Non solo!

A circa 360°C, cioè dopo circa 6 minuti di cottura, le padelle antiaderenti rilasciano almeno 6 gas pericolosi per la salute e per l'ambiente, inclusi 2 carcinogeni. In particolare:

- TFE (tetrafluoroetilene): carcinogeno;

- HFP (hexafluoropropene): tossico;

- TFA (acido trifluoroacetico): composto nocivo, corrosivo e pericoloso per l'ambiente;

- DFA (acido difluoroacetico): tossico;

- MFA (acido monofluoroacetico): per la sua tossicità viene usato come insetticida ed è stato anche proposto nelle guerre chimiche.

- PFOA ( acido perfluorottanoico ): carcinogeno.

A questo punto, nell'attesa della completa eliminazione del Teflon dal mercato, noi consumatori  cosa dobbiamo fare? In questa,come in altre circostanze, vale il principio di precauzione. Sicuramente possiamo cercare di eliminare questi oggetti sostituendoli con altri più appropriati e più sicuri ( come ad esempio l'acciao, la porcellana, ecc.). Se proprio non possiamo farne a meno, limitiamone l’uso  sostituendo in ogni caso le padelle graffiate o il cui rivestimento sia stato danneggiato per evitare di ingerire particelle di teflon che non viene metabolizzato o eliminato ma, come abbiamo visto, ci espone a seri rischi per la salute nostra e dei nostri cari.

venerdì 27 giugno 2008

Di Pietro: l'unico antitodo alle leggi-porcate!



Le intercettazioni sono strumento vitale per condurre la lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo, al contrabbando, alla droga, alla corruzione del sistema economico e per smascherare i manovratori che spesso si nascondono a livello politico. Il governo di centrodestra e coloro che mantengono posizioni ambigue in Parlamento su questa proposta di "legge bavaglio" non hanno alcun rispetto dei cittadini se affermano che la limitazione delle intercettazioni è a tutela della privacy (leggi le dichiarazioni del Ministro della Giustizia Alfano) dell’individuo quando negli ultimi anni le intercettazioni si sono rivelate l’unica tutela dei cittadini dalla disonestà di molti politici. Il Pd tentenna ed anche in questa battaglia spetta all’Italia dei Valori il ruolo di schierarsi come unica vera opposizione.

Loro nascondono qualcosa, noi no! Intercettatemi!

Come dice il grande procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti :

"La convulsa attività legislativa dell’attuale maggioranza ha una caratteristica particolare: ogni provvedimento emesso è preceduto e giustificato da bugie.

Non è vero che esista un problema sicurezza pubblica: il numero dei reati commessi è in costante flessione. E tuttavia il problema sicurezza pubblica è percepito dai cittadini come un problema grave perché tutti i giorni, a pranzo, cena e colazione, televisioni di Stato e private (le 6 reti controllate dal Presidente del Consiglio) e giornali di partito spiegano che c’è un grave problema di sicurezza pubblica e avvalorano questa “denuncia” con minuziosi racconti di scippi, furticiattoli e qualche reato grave, morbosamente esibito.

Se adottassero la stessa tignosa diligenza per raccontare le migliaia di corruzioni che vengono scoperte ogni giorno in Italia, le decine di migliaia di frodi fiscali che impoveriscono l’Italia di centinaia di milioni di euro, le decine di morti sul lavoro che insanguinano ogni giorno fabbriche e cantieri, i milioni di abusi edilizi che deturpano il Paese, gli inquinamenti, le frodi nei finanziamenti UE, insomma tutti quelli che per la classe dirigente italiana non sono reati degni di attenzione; ebbene, è certo che i cittadini italiani avrebbero del loro Paese una percezione diversa, assai più preoccupante del preteso problema sicurezza e certamente assai più realistica.

Non è vero che sono gli extracomunitari o i rumeni che commettono il maggior numero dei reati: in realtà questa categoria di persone commette il maggior numero di piccoli reati, furti nei supermercati, nei cantieri, sugli autobus; le rapine, il traffico di droga, gli omicidi sono commessi in percentuale maggiore da italiani; e naturalmente i reati di cui non si deve parlare, quelli che è bene che non preoccupino l’opinione pubblica, quelli citati sopra, la corruzione, la frode fiscale, il falso in bilancio, gli infortuni sul lavoro, i reati ambientali ed edilizi, gli inquinamenti, quelli sono commessi soltanto da italiani.

Non è vero che, per quanto riguarda gli extracomunitari e i rumeni che delinquono, la soluzione giusta consiste nell’espulsione: la soluzione giusta, come ognuno può capire, consiste nel metterli in prigione, proprio come si deve fare con chiunque commetta reati.

Naturalmente per fare questo occorre un sistema giudiziario che funzioni; quindi bisognerebbe cambiare in fretta e furia il 90 % della legislazione penale e processuale italiana.

Quella penale, eliminando una sterminata quantità di reati inutili (mi vengono in mente l’omesso versamento di ritenute INPS, l’omesso versamento delle ritenute d’acconto, l’ingiuria, la minaccia lieve, la sosta con biglietti prepagati (i vouchers) falsificati, l’omessa esposizione negli esercizi di ristorazione della tabella dei giochi leciti; non continuo perché dovrei riempire un paio di fogli).

E quella processuale, eliminando un centinaio di adempimenti formali del tutto irrilevanti, rendendo obbligatoria l’elezione di domicilio presso il difensore, riformando completamente il regime delle notifiche (obbligatori fax o e-mail per gli avvocati), abolendo l’appello, abolendo il giudizio collegiale di primo grado (un solo giudice è più che sufficiente).

E poi, naturalmente, bisognerebbe abolire tutti i tribunali inutili, quelli formati da meno di 20 giudici, rivedendo tutte le circoscrizioni giudiziarie, dividendo i tribunali delle grandi città in 2 o 3 o 4 tribunali (perché tribunali enormi funzionano malissimo).

E poi bisognerebbe ridurre nella misura da 10 a 1 tutti gli istituti premiali che fanno si che una pena di 10 anni significhi, nei fatti, poco più di 4 anni di prigione vera e propria.

E, per finire, bisognerebbe costruire molte carceri nuove e assumere un sacco di cancellieri, segretari e personale amministrativo in genere; e naturalmente ammodernare e far funzionare una struttura informatica disorganizzata e sottoutilizzate.

E’ ovvio che, piuttosto che mettersi a fare tutto questo, è più comodo far finta di aver trovato la soluzione miracolosa: li espelliamo tutti.

Un po’ come i tanti miracolosi rimedi contro il cancro che avevano il vantaggio di far a meno di lunghe costose e faticose ricerche mediche e farmacologiche.

Non è vero che gli extracomunitari espulsi, quando vengono riacchiappati, vengono poi assolti da giudici comunisti e sabotatori: è vero che nessuno Stato che ha frontiere con l’Italia accetta di ricevere stranieri privi di documenti; e, se gli extracomunitari espulsi non collaborano e nascondono i documenti e dicono di non averli e non si riesce a provare che invece ce li hanno, c’è poco da fare, il non aver obbedito all’ordine di espulsione non è reato per via dell’articolo 40 del codice penale: nessuno può essere punito per un fatto costituente reato se non è conseguenza della sua azione; e qui il non aver obbedito all’ordine di espulsione è conseguenza della condotta dei doganieri spagnoli, francesi, svizzeri etc..

Per quanto può dire il giudice italiano, l’extracomunitario espulso “ci ha provato” ma non è riuscito ad andarsene.

Non è vero che il reato di clandestinità costituisce una soluzione idonea a ridurre il numero, stimato troppo elevato, di immigrati nel nostro Paese; prima di tutto un vero reato di clandestinità, che consiste nel trovarsi illecitamente in territorio italiano, cioè senza documenti e/o senza permesso di soggiorno, significherebbe dover celebrare centinaia di migliaia di processi, tanti quanti sono gli immigrati clandestini nel nostro Paese; il che è assolutamente impossibile, visto che non si riesce nemmeno a fare i processi che ci sono ora che terminano per l’85 % con la prescrizione.

E poi, per come è scritto (ma è ancora un progetto), questo reato di clandestinità consiste in realtà in un ingresso illecito nel nostro Paese: che viene commesso da chi vi mette piede per la prima volta in violazione delle leggi sull’immigrazione e viene acchiappato proprio mentre lo sta commettendo; per intenderci sul bagnasciuga della spiaggia di Lampedusa o mentre sta scavalcando la rete al confine tra l’Italia e la Croazia. Perché, se viene acchiappato 10 minuti dopo, mentre passeggia sulla spiaggia di Lampedusa o su un viottolo del Veneto, gli basterà dire che lui è in effetti clandestino e che però è entrato in Italia circa un mese fa (fra un anno dirà che è entrato circa un anno e un mese fa); e sarà assolto perché la legge, un mese fa (o un anno e un mese fa), ancora non c’era e nessuno può essere punito per un fatto che, nel momento in cui viene commesso, non è previsto dalla legge come reato: lo dice l’articolo 2 del codice penale.

Certo, i poliziotti, i giudici e molte altre persone di buon senso potranno immaginare che questa dichiarazione (sono entrato clandestinamente un mese fa) non è vera; ma tra immaginare e provare, nel processo penale di uno Stato di diritto (quello che l’attuale maggioranza sta distruggendo) c’è un’enorme distanza: immaginare, supporre, sospettare non basta per condannare.

Non è vero che occorre limitare le intercettazioni perché se ne è abusato, come sarebbe dimostrato dal fatto che – così dicono gli affannati esponenti della maggioranza che qualche giustificazione al loro operato debbono pur trovarla – il numero degli intercettati è elevatissimo: in realtà le intercettazioni sono disposte in una ridottissima percentuale dei processi penali (a Torino 300 processi su 200.000); quindi sono pochissime.

E’ però vero che, tra gli intercettati, vi è un numero ridotto ma importante di appartenenti alla classe dirigente.

Così, quando qualche politico racconta che vi è un numero troppo elevato di cittadini intercettati, in realtà sta dicendo che vi è un numero troppo elevato di politici e amici dei politici e amici degli amici che sono intercettati; e, certo, dal suo punto di vista, questa cosa è abbastanza grave: perché gli affari dei politici e degli amici dei politici e degli amici degli amici in genere sono un po’ sporchi.

Non è vero che le intercettazioni costano troppo; la spesa denunciata dal Governo per giustificare il disegno di legge che riduce le intercettazioni, circa 300 milioni, è una piccolissima parte del bilancio della giustizia che è pari a 7 miliardi; e comunque è comprensiva delle somme pagate per i periti e i consulenti del PM, per le spese di missione della polizia giudiziaria, per le trascrizioni degli interrogatori e via dicendo.

E poi sarebbe semplice diminuire ulteriormente questo costo addossandolo ai gestori telefonici che agiscono in regime di concessione (è lo Stato che gli “concede” di fare il loro business): lo Stato potrebbe pretendere che le intercettazioni venissero fatte gratis. O almeno, potrebbe pretendere che venissero fatte al costo, senza guadagnarci (enormemente, come avviene oggi).

Infine le intercettazioni fanno scoprire un sacco di reati economici e fanno recuperare un sacco di soldi; succede così che quasi sempre le intercettazioni “si pagano da sole”.

Non è vero che le intercettazioni vengano pubblicate abusivamente e che quindi bisogna intervenire per bloccare questo malcostume: esse compaiono sui giornali quando è caduto il segreto investigativo, cioè quando l’imputato e i suoi difensori le conoscono, ad esempio perché sono riportate in un provvedimento del giudice che li riguarda (ordinanza di misura cautelare, di sequestro, di perquisizione etc.).

Quindi, quando vengono pubblicate, sono pubbliche: non c’è nessun abuso.

Non è vero che le intercettazioni e le altre notizie che riguardano il processo vengono passate ai giornalisti dai giudici.

Per prima cosa non è mai stato provato. E poi basta chiedere ai giornalisti; che spiegheranno a chi vuole starli a sentire che le informazioni che essi pubblicano lecitamente le ricevono dai difensori degli imputati, subito dopo che loro stessi le hanno conosciute.

Certe volte le ricevono dagli stessi imputati che poi sfruttano la pubblicazione per mettersi a strillare che la loro privacy è stata violata e che il giudice (in realtà il PM) ce l’ha con loro, che deve essere trasferito, che il processo deve essere celebrato da un’altra parte e insomma tutto il manuale del perfetto impunito.

Quanto alle informazioni illecitamente conosciute, non si capisce perché tra cancellieri, polizia giudiziaria, traduttori, trascrittori, interpreti, avvocati di parti offese e parti offese interessate a sputtanare gli imputati, si debba pensare che l’autore delle fughe di notizie sia il giudice, che del resto è proprio quello che da queste fughe di notizie riceve un danno: sia per se stesso, ché è lui ad essere immediatamente additato come la fonte; sia per il processo.

Non è vero che i giudici parlano dei loro processi in televisione o sui giornali: i giudici parlano (quando lo fanno, quando possono, quando qualcuno glielo chiede) delle difficoltà del processo italiano, dello stato disperato del sistema giudiziario italiano, delle pressioni o minacce o avvertimenti che ricevono, di leggi sbagliate o funzionali ad assicurare l’impunità a questo o quel potente, a questa o quella casta.

Gli stessi giudici Forleo e De Magistris hanno parlato del loro isolamento, delle pressioni e minacce ricevute, delle difficoltà della loro situazione: mai dei loro processi, delle prove raccolte, delle dichiarazioni rese da imputati o testimoni.

Non è vero che le notizie che non hanno rilevanza penale non debbono essere rese note all’opinione pubblica: se queste notizie riguardano uomini pubblici, gente che si è assunta la responsabilità di governare o gestire il Paese, l’opinione pubblica ha diritto di sapere tutto di loro, anche se si tratta di cose non costituenti reato.

Se un onorevole che firma una legge contro la liberalizzazione della droga è, nella vita privata, un cocainomane; se un ministro favorisce suoi conoscenti o compagni di partito con incarichi ben remunerati; se un giudice frequenta persone poco raccomandabili, è necessario (non giusto, necessario) che i cittadini lo sappiano.


Allora, alla fine, la domanda è: perché questa gente mente?

E la risposta è ovvia: perché si tratta di leggi sbagliate, demagogiche, dirette a guadagnare popolarità e consenso e a procurarsi l’impunità."

Articolo tratto dal blog http://toghe.blogspot.com/