mercoledì 30 gennaio 2008

Rischi degli esami radiologici


Oggigiorno gli esami radiologici (radiografie, tomografie, PET e scintigrafie) sono sempre più in voga. Gran parte dei medici, infatti, non esitano a prescrivere esami radiologici anche quando se ne potrebbe fare a meno.
Secondo uno studio, finanziato dal governo federale statunitense e realizzato dal National Council on Radiation Protection che sarà pubblicato ad aprile 2008, negli Stati Uniti il numero di tomografie computerizzate (TC) effettuate nel 2006 ha raggiunto i 62 milioni, un dato di circa venti volte superiore a quello del 1980. Nello stesso periodo di tempo gli esami di medicina nucleare (che prevedono l'impiego di traccianti radioattivi) sono triplicati.
Ciò che va sottolineato è che gli esami radiologici non sono tutti uguali. Una tomografia computerizzata (TC) al torace, ad esempio, rilascia una dose di radiazioni circa 400 volte più elevata rispetto a quella fornita da una semplice radiografia, mentre sottoporsi a una TC dell'addome corrisponde a fare circa 500 lastre del torace ed infine con un'angio-TC coronarica multistrato si sale a circa 750 (dati della Commissione europea 2002).

Gli effetti negativi provocati dalle radiazioni ionizzanti (cioè radiazioni che, penetrando nei tessuti biologici, cedono energia agli atomi che li compongono, provocandone la ionizzazione, cioè la formazione di anioni e cationi da atomi elettronicamente neutri, che modifica quindi i legami chimici e le proprietà delle molecole, in particolare del DNA) dipendono ovviamente dalle dosi che rilasciano agli organi irradiati. Più le dosi saranno elevate e maggiori saranno gli effetti negativi. In particolare, tale effetti sono deterministici, vale a dire che, una volta superati specifici valori di soglia che dipendono dal tipo di radiazione e dalla parte del corpo irradiata, c'è la certezza che tali effetti si verifichino. Questi effetti comprendono:

  • eritemi;
  • ulcerazioni della pelle;
  • cataratta;
  • sterilità temporanea o permanente;
  • nel caso colpiscano il feto, malformazioni, ritardi mentali e anomalie della crescita.

Nei casi limite, le esposizioni acute a dosi altissime possono risultare fatali, come dimostrano le vittime delle bombe atomiche in Giappone e dell'incidente di Chernobyl.

Attenzione quindi all'esposizione prolungata delle radiazioni ionizzanti. I rischi sono soprattutto lo sviluppo di tumori e leucemie. Rischio che cresce con la dose in modo lineare e senza che esista una soglia al di sotto della quale la probabilità è nulla.

Secondo la Health Protection Agency britannica, per quantificare il rischio a cui si è soggetti, bisogna tener presente quanto segue:
- una radiografia del torace comporta un rischio aggiuntivo di sviluppare un tumore fatale nel corso della vita di 1 su un milione;
- per una singola TC del cranio si sale a 1 su 10.000 e se lo stesso esame è fatto all'addome il rischio aggiuntivo è di 1 su 2.000;
- infine per un singolo esame di medicina nucleare come la scintigrafia, il rischio sale a 1 su 500.
Anche se basso, quindi, il rischio di tumore per esposizione alle radiazioni a scopo medico esiste, soprattutto se si considera che gli esami sono spesso ripetuti e questo comporta dosi aggiuntive. Tale problema , però, oltre ad essere disconosciuto dai pazienti, risulta essere poco conosciuto/percepito dagli stessi medici. Secondo Eugenio Picano dell'Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa «ben pochi medici conoscono l'esposizione radiologica dell'esame che prescrivono».
«Non lo sanno i medici di medicina generale che nel 20 per cento dei casi ritengono che la risonanza magnetica adoperi radiazioni ionizzanti; non lo sanno i cardiologi, che nel 70 per cento dei casi sottostimano da 300 a 1.000 volte la dose di una scintigrafia cardiaca; e non lo sanno neanche i radiologi, che nelle stragrande maggioranza dei casi sottostimano di 50-500 volte dosi e rischi di una comune TC» (Picano 2006).
«Ignorare le dosi può portare a prescrizioni inappropriate, in cui i rischi a lungo termine sono sottovalutati a fronte dei benefici immediati», continua Picano (Picano 2005).
Il consiglio è: evitare di effettuare esami radiologici inappropriati.

Anche la legge (decreto legislativo 187 del 26 maggio 2000), infatti, ci viene in soccorso.

Essa impone sanzioni pecuniarie e penali a chi prescrive ed esegue esami con radiazioni ionizzanti senza adeguata giustificazione. La legislazione europea, inoltre, impone al radiologo di controllare e di registrare la dose di radiazione emessa in ogni esame, per evitare sovraesposizioni.

Inoltre, ci sono le linee guida nazionali (ASSR 2004), secondo le quali, per ridurre i rischi è necessario valutare l'effettiva necessità di esami diagnostici con radiazioni ionizzanti (principio di giustificazione) e definire le modalità di indagine più opportune per ottenere le informazioni volute con l'impiego della minima dose possibile (principio di ottimizzazione).

Ciò significa che prima di prescrivere un esame con radiazioni ionizzanti il medico dovrebbe stabilire la sua reale utilità per il paziente, valutando se le informazioni possano essere reperite dai risultati di esami precedenti o attraverso indagini di altro tipo, che non comportino l'uso di radiazioni ionizzanti.

Infine, occorre che la persona che deve essere sottoposta all'esame sia adeguatamente informata sui rischi che l'indagine proposta comporta e sulla possibilità di esami alternativi ugualmente efficaci!

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