domenica 27 aprile 2008

INGEO = Biobottiglia

bottiglia acqua

Grazie all'ingeo, nuova fibra rivoluzionaria della società statunitense Cargill Dow Llc (Minnesota) e derivata al 100 per cento da risorse naturali, a breve avremo sulle nostre tavole delle bottiglie biodegradabili al 100% che si decompongono in 80 giorni circa!

L'ingeo, nome derivato dal greco che sta per "ingredienti naturali della terra", ha le stesse prestazioni delle fibre sintetiche derivate dal petrolio ma a differenza di esse è al 100% derivato dalle piante e non dal petrolio.

Sarà l’acqua “Sant’Anna”, marchio leader di Fonti di Vinadio,  a mettere in commercio, prima assoluta in Italia , una bottiglia realizzata interamente con la rivoluzionaria plastica naturale che, anzicchè dal petrolio, si ricava da un processo di fermentazione che trasforma gli zuccheri vegetali (per ora derivati dal mais e in seguito da altri materiali di scarto come erba, giornali ecc.) in acido lattico e poi si polimerizzano per ottenere la fibra. Il il processo di produzione di Ingeo raccoglie il carbonio che le piante prelevano con la fotosintesi dall'aria, evitando lo spreco di carbonio tratto dalle riserve limitate di petrolio.

L’imprenditore Alberto Bertone, CEO e Presidente di Fonti di Vinadio, afferma:

Un esempio concreto può spiegare con maggior chiarezza la rivoluzione di Ingeo: se consideriamo 50 milioni di biobottiglie del peso di 27 grammi ciascuna, rispetto alla stessa quantità di bottiglie prodotte in comune PET, risparmiamo 13.600 barili di petrolio, ovvero la stessa quantità di energia che serve a fornire elettricità a 40.000 persone per un intero mese! Inoltre, riduciamo le emissioni di anidride carbonica pari a quelle emesse da 3.000 auto che percorrono in un anno circa 10.000 chilometri ciascuna. A Vinadio siamo in grado di produrre 50 milioni di bottiglie in una settimana di lavoro. E oggi in Italia si devono smaltire ogni anno oltre 5 miliardi di bottiglie.

1 commento:

gian-gian ha detto...

Si sente tantissimo parlare di questa biobottiglia, ma basta informarsi, per scoprirne fin troppi lati negativi.
Al Tg-2 Onder intervista un professore che la giudica
inquinante almeno quanto le classiche bottigliette; senza parlare del fatto che una scrittrice americana ha da poco pubblicato un libro che smonta la famosa bio-bottiglia pezzo per pezzo: ad esempio questa sarebbe biodegradabile solo in ambienti controllati, che in Italia mancano. Ma la cosa più fastidiosa è che dopo tutta la pubblicità, il prodotto è ancora introvabile sul mercato.
Ditemi perchè non si dovrebbe gridare alla bufala?